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Böcker i Classici della Letteratura Italiana-serien

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  • av Paolo Sarpi
    416,-

    La guerra tra l'imperatore et il re di Francia non durò longamente; perché Cesare conobbe chiaro che, restando egli in quella implicato et il fratello in quella contra turchi, la Germania s'avvanzava tanto nella libertà, che in breve manco il nome imperiale sarebbe stato riconosciuto, e che egli, facendo guerra in Francia, immitava il cane d'Esopo che, seguendo l'ombra, perdette e quella et il corpo; onde diede orecchie alle proposte de' francesi per fare la pace, con dissegno non solo di liberarsi da quello impedimento, ma anco, col mezo del re, accommodare le cose con turchi et attendere alla Germania.

  • av Gian Pietro Lucini
    390,-

    La famiglia. Non per fare pompa o sfoggiare magnanimi lombi ma per darvi notizia di miei precedenti gentilizii, che vi potranno giovare nel comprendere bene tutta la mia personalità, già che mi è possibile, vi espongo alcune particolarità della mia famiglia, dalle quali potete aver giudizio sul mio carattere e sull¿indole mia. I genealogisti del seicento si sono sbizzarriti ingegnosamente intorno al nome ed alla sua derivazione. Pensarono alla Gens Lucinia romana plebea che ebbe magistrature nel Tribunato e che venne al seguito delle legioni sulle sponde del Lario. Vicino a Como vi ha Lucino, una borgata difesa da castellotto nel medio evo, ora pingue di coltivi, e nella Germania meridio...

  • av Diodata Saluzzo Roero
    356,-

    Quell'infinita Providenza eterna Ch'entro le palme semichiuse serra Nostro piccolo globo e lo governa, Disciolte l'ali all'angiolo di guerra Avea dal regno della vera pace: L'angiol scendeva sull'Egizia terra. Vide il mutarsi del destin fugace, Vide che gloria in servitù declina, Vide che solo nella tomba è pace

  • av Gabriele D'Annunzio
    360,-

    A Francesco Paolo MichettiQuesto libro, composto nella tua casa dall'ospite bene accetto, viene a te come un rendimento di grazie, come un ex-voto.Nella stanchezza della lunga e grave fatica, la tua presenza m'era fortificante e consolante come il mare. Nei disgusti che seguivano il doloroso e capzioso artifizio dello stile, la limpida semplicità del tuo ragionamento m'era esempio ed emendazione. Ne' dubbii che seguivano lo sforzo dell'analisi, non di rado una tua sentenza profonda m'era di lume.A te che studii tutte le forme e tutte le mutazioni dello spirito come studii tutte le forme e tutte le mutazioni delle cose, a te che intendi le leggi per cui si svolge l'interior vit...

  • av Pietro Giannone
    360,-

    I Longobardi non altronde, che da' Goti riconoscono la loro origine, e la penisola di Scandinavia fu dell'una e dell'altra gente la comune madre: regione, che a dovere fu da Giornandes appellata Vagina gentium, e che può meritamente vantarsi di avere prodotti tutti quelli Principi, che lungamente le Spagne, buona parte delle Gallie, e sopra tutto l'Italia signoreggiarono, la quale ancorchè veggasi di questi tempi sottratta dal dominio de' Goti, ben tosto ricadde sotto quello de' Longobardi; e, questi poi mancati, sotto i Normanni, che pure vantano la medesima origine . I Gepidi, che dalla prosapia de' Goti discesero, usciti da quella penisola insieme co' Goti, alla Vistola fermaronsi....

  • av Paolo Sarpi
    360,-

    Io non sono ignaro delle leggi dell'istoria, in che quella sia differente dagli annali e da' diarii. So ancora che genera sacietà nello scrittore, e nel lettore tedio la narrazione di accidenti uniformi, e che raccontare minuzie troppo particolari merita nome d'imprudente sacentaria; nondimeno osservo di frequenti repliche e minute narrazioni in Omero, e che nell'espedizione di Ciro minore Senofonte piú rapisce l'animo e piú insegna raccontando i raggionamenti serii e giocosi de' soldati, che le azzioni e consegli de' prencipi. E vengo in opinione che a ciascuna materia convenga la propria e singolar forma, e che questa mia non possi esser formata con le ordinarie regole.

  • av Luigi Capuana
    360,-

    C'era una volta un Re e una Regina che avevano una figlia bella quanto la luna e quanto il sole; tanto frugola però, che facendo il chiasso metteva sossopra tutto il palazzo reale; capricciosa e bizzosa poi quanto può essere una bambina che i genitori non sgridavano mai. Più grosse le faceva e più questi ne ridevano: ¿ Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina! Ma un giorno piansero, e come! della loro eccessiva benevolenza. Il Re stava per andare a caccia; al portone del palazzo trovò una vecchiarella cenciosa, ricurva, che si appoggiava a un bastone per reggersi. ¿ Che volete, buona donna?

  • av Daniel Defoe
    416,-

    Il mio vero nome è fin troppo noto, nelle carte e nelle cronache della prigione di Newgate e al tribunale dell'Old Bailey, e vi sono ancora pendenti faccende di gravità tale, riguardo alla mia specifica condotta, da far escludere che io possa firmare quest'opera o nominare la mia famiglia. Magari dopo la mia morte se ne saprà di più. Per il momento, però, non è il caso, nemmeno se viene un'amnistia generale, nemmeno se quell'amnistia riguarda chiunque e comprende tutti i delitti possibili.

  • av Luigi Capuana
    356,-

    Il procuratore legale don Emanuele Cerrotta apriva il suo studio assai prima dell'alba pei clienti provinciali, mattinieri e solleciti, che avevano pure altre faccende da sbrigare durante la giornata in Catania. Don Calogero, lo scrivano, veniva a svegliare il portinaio, accendeva, salendo, il lume a petrolio per le scale ed entrava nello studio dove il suo principale già lavorava da qualche ora. Nell'anticamera, mezza dozzina di seggiole e un lumino, con tubo affumicato e riflessore di latta, alla parete.

  • av Giovanni Meli
    356,-

    Spiega lu primu statu di li Dei, Prima chi fussi fattu l¿Universu, Li soi primi pinseri e primi idei, Pri stabiliri li cosi cu versu. Dopu varii pariri cchiù plebei, Giovi si fa stirari pri traversu, E da ddi soi stinnicchi e cosi tali Nni risulta lu munnu cu l¿armali.

  • av Pietro Giannone
    390,-

    Il Regno di Guglielmo I non tanto per le forze d'esterior nemico, quanto per l'interne rivoluzioni dei suoi Baroni, fu tutto perturbato e sconvolto, e si rese memorabile più per le congiure e sedizioni contro la sua persona, e de' maggiori personaggi della sua Corte, che per guerre e battaglie. Cagione di tanti mali fu l'aver voluto questo Principe dispregiare le azioni dell'ottimo padre, e permettere che lo stato della Corte, con tanta industria da colui riformato in meglio, andasse in ruina, avendo egli que' personaggi, che Ruggiero avea tenuti per suoi famigliari, parte condennati in esilio, e parte imprigionati. Ma assai più che conveniva, avendo innalzato Majone di Bari a' primi...

  • av Pietro Giannone
    360,-

    Quest'ampia e possente parte d'Italia, che Regno di Napoli oggi s'appella, il qual circondato dall'uno e dall'altro mare, superiore ed inferiore, non ha altro confine mediterraneo, che lo Stato della chiesa di Roma, quando per le vittoriose armi del Popolo romano fu avventurosamente aggiunta al suo Imperio, ebbe forma di governo pur troppo diversa da quella, che sortì da poi ne' tempi degli stessi romani Imperadori. Nuova politia sperimentò quando sotto la dominazione de' Re d'Italia pervenne. Altri cambiamenti vide sotto gl'Imperadori d'oriente. E vie più strane alterazioni sofferse, quando per varj casi trapassata di gente in gente, finalmente sotto l'Augustissima Famiglia Austriaca per...

  • av Paolo Sarpi
    360,-

    Il proponimento mio è di scrivere l'istoria del concilio tridentino, perché, quantonque molti celebri istorici del secol nostro nelli loro scritti n'abbiano toccato qualche particolar successo, e Giovanni Sleidano, diligentissimo autore, abbia con esquisita diligenza narrate le cause antecedenti, nondimeno, poste tutte queste cose insieme, non sarebbono bastanti ad un'intiera narrazione. Io subito ch'ebbi gusto delle cose umane, fui preso da gran curiosità di saperne l'intiero, e dopo, l'aver letto con diligenza quello che trovai scritto e li publici documenti usciti in stampa o divulgati a penna, mi diedi a ricercar nelle reliquie de' scritti de...

  • av Pietro Giannone
    360,-

    Non bastò a Teodosio d'aver in cotal guisa dato riparo alla cadente giurisprudenza, e d'averla in cotal modo restituita nell'Accademie: erano ancora pochi coloro, come dice l'istesso Teodosio , qui juris civilis scientia ditarentur, et soliditatem verae doctrinae receperint. L'immensa copia de' libri, la gran mole delle tante costituzioni imperiali fra se discordanti, tenevagli ancor'in una profonda oscurità e densa caligine. A toglier queste tenebre volse finalmente Teodosio l'animo suo, onde alla fabbrica d'un nuovo Codice tutto inteso, rifiutate le tante efimere costituzioni de' Principi dettate secondo l'occasion de' tempi, e le molte inutili e fra di lor contrarie..

  • av Pietro Giannone
    356,-

    Se gli uomini avessero seriamente atteso ai successi che si narrano dopo questa dispersione delle genti e princìpi di tanti regni ed imperi sopra la terra stabiliti, a quella religione che fu da Noè tramandata a' suoi figliuoli e da questi a' loro posteri, alle loro leggi e costumi, ed a' premi che speravano ed a' castighi che temevano; certamente che saremmo ora fuori di tante vane larve e di tanti errori ed illusioni e di tanti vani timori e pregiudizi che abbiamo succhiato col latte delle nostre madri. Ci han dipinta quest'infausti e malaventurosi indovini tutta la posterità di Noè per una massa perduta e dannata, e che tutti gli uomini dopo il peccato d'Adamo per propria natur...

  • av Roberto Bracco
    356,-

    ATTO PRIMO Un salotto semplice, modesto, adibito provvisoriamente a camera da letto. Il letto, difatti, situato verso il lato sinistro, ha il capezzale un po' discosto dalla parete, quasi avanti a una porta chiusa. Alla parete opposta, una finestra. In fondo, la porta comune, dalla quale si vede un'altra piccola stanza. Presso il letto, una larga poltrona. Pendono ai muri alcuni quadri anatomici. Nell'angolo più lontano dal letto, un'ampia tavola, su cui sono, confusamente, fiale e scatole di medicinali, qualche bottiglia, qualche piatto, qualche asciugamano, qualche bicchiere, delle arance, una candela di cera, un paralume. Qua e là, nella camera, altre suppellettili, in disordine. ¿ È...

  • av Alfredo Panzini
    360,-

    Cavalier Ginetto Sconer, fisonomia rosea, da cui spira intelligenza e coraggio; capigliatura solida, denti solidi, tutto solido. Questo sono io! In questa valle di dolore e di lagrime ho l'onore di trovarmi bene. Quando io viaggiavo ancora con la marmottina dei campioni, i clienti mi dicevano: «Voi, signor Sconer, fate molto onore alla vostra Ditta». In realtà la mia presenza è stata sempre molto distinta. Peso controllato, kg. 80. Ed ora passiamo all'esposizione morale. Anche il morale è molto favorito. Io sono uno spirito equilibrato e sereno, e questo mi piace, perchè la Fortuna dà le sue preferenze alle persone equilibrate e serene.

  • av Guido Carocci
    356,-

    Attraversata e divisa in due parti Firenze, liberato dalla stretta de' forti muraglioni che ne contengono e ne domano gl'impeti furiosi, «il fiumicel che nasce in Falterona» scorre dolcemente fra i greppi fioriti del parco meraviglioso delle Cascine e gli argini che difendono i piani feraci di Legnaja, e con capricciosi ed ampi serpeggiamenti si dirige verso la stretta gola della Golfolina, dove il Valdarno Fiorentino cede il posto e il nome al Valdarno Inferiore. E di qui, proseguendo il suo lento corso, erra in mezzo alle ampie pianure, carezza le pendici estreme de' poggi che ne fiancheggiano e ne chiudono l'ampia valle, per scender nel Tirreno, poco lungi da Pisa, fra la quiet...

  • av Giovanni Cena
    356,-

    DISCENDEVA la sera su l'erta solitaria. Io ristetti. Non era una voce nell'aria. Solo nel fondo il fiume dava un lamento roco scintillando nel lume del tramonto di fuoco...

  • av Diodata Saluzzo Roero
    356,-

    Altifon tosto, aggirator funesto, Volger Meride intorno al tempio fea Là, dove tutto era tacente e mesto, Ove, al settentrion del tempio, ardea Lido di sabbia presso al mar ristretto, Che ai congiurati una grotta schiudea. Duro, selvaggio, largo era l'aspetto Del lido, l'aer grave, il ciel di fuoco, Calda la terra del sentier negletto.

  • av Franco Sacchetti
    416,-

    Considerando al presente tempo e alla condizione dell'umana vita, la quale con pestilenziose infirmità e con oscure morti è spesso vicitata; e veggendo quante rovine con quante guerre civili e campestre in essa dimorano; e pensando quanti populi e famiglie per questo son venute in povero e infelice stato e con quanto amaro sudore conviene che comportino la miseria, là dove sentono la lor vita esser trascorsa; e ancora immaginando come la gente è vaga di udire cose nuove, e spezialmente di quelle letture che sono agevoli a intendere, e massimamente quando danno conforto, per lo quale tra molti dolori si mescolino alcune risa;

  • av Friedrich Schiller
    356,-

    Io intraprendo la narrazione di avventure che a molti parranno incredibili, e della maggior parte delle quali sono stato io stesso testimonio oculare. A que' pochi che hanno contezza di un certo avvenimento politico, serviranno questi fogli, se pur vedranno la luce durante la loro vita, di opportuno schiarimento al medesimo; ed anche, senza servire a tal uopo, potranno riuscire interessanti a chiunque come supplemento alla storia de' raggiri e degli errori dello spirito umano. Sorprenderà l'arditezza del piano che la malvagità è capace di progettare ed eseguire; sorprenderà la singolarità de' mezzi ch'ella sa adoperare onde conseguirne l'intento.

  • av Francesco Negri
    360,-

    Crederebbe la pluralità de¿ mondi con Democrito, illustrissimo signore, chi in qualche modo a sè incognito venisse trasferito ora nel mezzo della zona torrida, ove vedrebbe il sole stabilire una perpetua eguaglianza de¿ giorni alle notti, ora in una delle zone temperate, dove cagiona sì bella varietà di stagioni, ora in una delle glaciali, dove per settimane e per mesi non mai nasce o tramonta: così crederebbe, dico, mentre non potesse per altro comprendere, come quel nobilissimo pianeta possa rappresentarsi a questo mondo inferiore in tante forme, e nell¿istesso tempo, anzi nel medesimo istante.

  • av Ulisse Barbieri
    360,-

    Da ponte Sisto guardando a destra quei gruppi di case che fiancheggiano le rive del Tevere, e che oggi stanno scomparendo, si era colpiti dall'imponenza cupa ed in un pittoresca d'un quadro bizzarro. Non è la Roma antica, dalle marmoree colonne, dai grandiosi edifici, col suo Campidoglio, co' suoi giardini cesarei, col suo Colosseo col fasto pomposo del Foro Traiano, cogli archi maestosi del tempio della Pace, di Vesta, di Pallade e di Minerva, che vi sta dinanzi, quella Roma, con tutta infine la gigantesca imponenza che rivive oggi ancora nelle sue rovine ma è la Roma medievale, che vi si affaccia al pensiero, ricordando il ghetto co' suoi cancelli di ferro...

  • av Grazia Deledda
    360,-

    Viveva a Nuoro di Sardegna, verso la fine d'aprile del 1886, un uomo chiamato Salvatore Brindis, soprannominato Cane Ruju. Aveva circa cinquant'anni; era alto, corpulento, con barba folta e grigia, faccia rossa e occhi assai strani, torvi, iniettati di sangue, che a momenti, divenuti limpidi e quasi dolci, si rassomigliavano a quelli di un cane intelligente; e forse a quegli occhi e al suo colorito sanguigno Salvatore Brindis doveva il suo soprannome. Da tutta la sua grossa persona spirava un'aria di prepotenza, di forza e di volontà; sul petto largo e robusto il velluto turchino del giubbone aderiva in modo da disegnare tutte le linee, e una cintura di pelle nera adorna di rozzi ricami...

  • av Antonio Gramsci
    360,-

    Una doppia serie di ricerche. Una sull¿Età del Risorgimento e una seconda sulla precedente storia che ha avuto luogo nella penisola italiana, in quanto ha creato elementi culturali che hanno avuto una ripercussione nell¿Età del Risorgimento (ripercussione positiva e negativa) e continuano a operare (sia pure come dati ideologici di propaganda) anche nella vita nazionale italiana cosí come è stata formata dal Risorgimento. Questa seconda serie dovrebbe essere una raccolta di saggi su quelle epoche della storia europea e mondiale che hanno avuto un riflesso nella penisola. Per esempio: 1) I diversi significati che ha avuto la parola «Italia» nei diversi tempi...

  • av Arturo Graf
    356,-

    Il nome ch¿io porto non è quello che dovrei portare; dacchè io non sono figliuolo, nè del conte Alberto Ranieri, da tutti reputato mio padre, nè di Agata Friuli, sua moglie, da tutti reputata mia madre. Perchè mi fosse imposto un nome che non m¿appartiene; quale sia il nome con cui dovrei veramente chiamarmi; e per che modo io sia giunto a penetrare un oscuro e doloroso segreto, non noto da prima a più che a tre persone, delle quali l¿una era già morta da molti anni quand¿io lo penetrai, e che tutte e tre posero in custodirlo gelosissima cura, si saprà forse un giorno, se queste pagine, ove io venni raccogliendo in parte le memorie della mia vita e de¿ miei pensieri, vedranno la luce e tr...

  • av Emilio Salgari
    416,-

    - Ohe, ragazzi! Altro che balene! Sono i ribbon-fish, che vengono a galla. Brutto segno, amici!... - Voi brontolate sempre, bosmano. - disse la voce quasi infantile di un mozzo. - Che ne sai tu dell'Oceano Pacifico e delle sue isole, ragazzaccio, che hai finito di poppare appena qualche mese fa. - No, bosmano, ho sedici anni suonati e sono figlio di un marinaio. - Sì, d'acqua dolce forse. Scommetterei che non è mai uscito dal porto di Valdivia e che non sapeva guidare nemmeno una balsa, tuo padre. - Era un cileno come voi...

  • av Franco Sacchetti
    360,-

    Messer Tommaso di Neri manda un suo lavorante di lana al maestro Tommaso perché lo curi d'alcuno difetto; e portando l'orina al maestro, ne porta un pieno orinale e un mezzo orciuolo; e quello che ne seguita. Un'altra bella sperienza mi fa venire a memoria la precedente novella; la quale consigliò maestro Tommaso del Garbo. Fu, non è gran tempo, un fattore di arte di lana, il quale era grandissimo bevitore, e stava con messer Tommaso di Neri di Lippo, e messer Tommaso di lui spesse volte avea gran piacere, e tenealo per suo grande amico. Avvenne per caso che questo fattore piú volte s'era doluto col detto messer Tommaso, come spesse volte si sentía gran doglia nella testa, e che ...

  • av Carlo Goldoni
    356,-

    Deh non siavi discaro, amabilissimo Signor Conte, che dedicandovi una mia Commedia, dia a Voi una vera testimonianza del mio rispetto, e che vi renda, per quant'io posso, quell'onore che a me recate colla vostra pregievolissima e liberale amicizia. Sino dalla mia infanzia si è radicata in me la stima e la venerazione della degnissima persona vostra. Foste il più caro, il più cortese amico del Padre mio. Brillaste seco lui nei vivacissimi anni della fervida gioventù, e furono comuni i piaceri vostri sino da quel tempo degni del vostro spirito e del vostro talento. Ricordomi ancora quei dì felici, ne' quali tacevasi dall'Avolo mio paterno una brillante Villeggiatura in Roncade, convertita l...

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