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Böcker i Classici della Letteratura Italiana-serien

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  • av Guido Biagi
    356,-

    Quale dovesse apparire Fiorenza dentro dalla cerchia antica a chi ne portava la cara e desiderata imagine scolpita nel cuore, e ne' lunghi e faticati pellegrinaggi o nelle dolorose vie dell'esilio ripensasse l'aspetto della patria contesa e lontana, è per noi ora difficile raffigurare. Risalire il corso de' secoli è quasi andare a ritroso su per una grande fiumana: vediamo a poco a poco allontanarsi le scene tumultuose della vita presente e ad esse succedere la pacata visione d'un paesaggio semplice e campestre che la civiltà non ha peranco turbato; e più oltre, quando le acque si son fatte limpide e pure...

  • av Emilio Praga
    350,-

    Un giorno che piovea dirottamente, (era il pallido ottobre), e i valligiani del mondo si perdean dentro la mota, un giovinetto, amico mio, bizzarro gobbo, dagli occhi stranamente neri, questi versi cantò sotto l'ombrello: - O padre eterno, se hai tempo da perdere e se non dormi nei placidi cieli, tu che ogni giorno alla turba ti sveli, padre, una volta, una sola, a me svèlati!

  • av Giovanni Boccaccio
    410,-

    Boccaccio

  • av Sofocle
    356,-

    ULISSE, NEOTTOLEMO e i suoi seguaci. ULISSE. Sì; questa è l'erma inabitata costa Della cinta dal Mar Lenno, dov'io, O del più forte in fra gli Elleni Achille Nëottolemo figlio, esposi un giorno, Per commando de' re, quel Melïense Di Peante figliuolo, a cui dal piede Gemea l'umor di corrodente piaga. Ei nè libar, nè sagrificio in pace Far ne lasciava, e tutta ognor l'armata

  • av Felice Venosta
    356,-

    Nell'immensa agitazione ingenerata in tutto il mondo civile dalla rivoluzione francese del 1789, rinveniamo la prima sorgente dei moti italiani. Sopra ogni altro paese d'Europa, la patria nostra doveva da quella commozione essere profondamente scossa; imperocchè ivi gli ingegni erano più sottili e svegliati, la civiltà più antica, i grandi scrittori più numerosi, e più vive da un lato le gloriose memorie del vivere libero, dall'altro le dolorose vestigia dell'ignominiosa schiavitù patita da circa tre secoli, cioè dal giorno in cui Carlo V, corso alla chiamata di Clemente VII, soffocava quella libertà che aveva vita in Firenze, e ribadiva le catene apprestate dalla tirannide forest...

  • av Giuseppe Ferrari
    410,-

    Filosofia della rivoluzione

  • av Niccolò Tommaseo
    356,-

    Scendevano il fiume. Le rive, or accostate, or ritraendosi in seni ameni, or lasciando all¿acque quiete ampio letto, mostravano qui l¿ombre rade e là conserte, qui l¿erboso declivio, là ¿l poggio sassoso, segnato di sentieretti che s¿inerpicano lenti per l¿erta. L¿erbe che facevano sdrucciolevoli gli scogli dappiede, col verde vivo avvivavano il luccicare de¿ fiori sopra tremolanti: e sotto il ciel placido e fosco parevano gli alberi spandere il flusso marino; e scossa ad ora ad ora da un buffo di vento gocciolava la pioggia: sotto la pioggia vogavano taciti affannosamente pescatori, uomini e donne, a cercare nell¿alto il vitto alla povera famigliuola.

  • av Carlo Matteucci
    350,-

    Offro a Voi stampate queste Lezioni, che avrei dovuto prima esporvi oralmente. Esse hanno infatti tutta la forma di Lezioni orali; le esperienze vi sono descritte colle espressioni che adopra uno che mostra. È così infatti che furono raccolte dal mio ottimo Amico il Dott. Cima, al quale non cesserò mai di essere riconoscente per lo zelo e l¿interesse che ha preso a questa redazione. Se io ebbi mai un desiderio grande, un¿ambizione, quella fu certamente di ordinare a Scienza, di costituire un insegnamento dei fenomeni Fisicochimici dei corpi viventi, nello studio dei quali ho sempre impiegato tutte le mie forze.

  • av Luigi Capuana
    356,-

    La notte che seguì al più grande avvenimento della sua vita, Fausto Bragia non potè chiuder occhio. Rievocava i più minuti particolari del fatto, insistentemente ripetendo: ¿ Possibile? È vero? ¿ E si sentiva invadere da gioia quasi dolorosa. Non aveva sognato! Non era pazzo! Da cinque ore, la signora Ghedini, la impeccabile, la non mai sospettata signora Ghedini, era proprio sua amante! Steso, ancora vestito, supino sul letto, con le mani sotto la testa e gli occhi socchiusi, respirava ansante per l'interno tumulto, e si abbandonava alla dolce sensazione d'appagamento e di felicità che lo prostrava e lo rendeva inerte. Gli aveva gettato lei le braccia al collo, tutt'a un tratto! Gli s...

  • av Gaio Giulio Fedro
    350,-

    A un rio medesmo, da la sete spinti, L¿Agnello e ¿l Lupo eran venuti. Il Lupo Al fonte più vicin; da lunge assai, Bevea l¿Agnello; allor che ingorda fame Punse il ladron a ricercar tal rissa. Perchè l¿acqua, a lui dice, osi turbarmi? L¿Agnel tremante: intorbidar poss¿io L¿onda, che dal tuo labbro al mio trascorre? Quegli vinto dal ver: ma tu soggiugne, Fin da sei mesi con acerbi motti

  • av Jean de la Fontaine
    410,-

    La Cicala che imprudente tutto estate al sol cantò, provveduta di niente nell'inverno si trovò, senza più un granello e senza una mosca in la credenza. Affamata e piagnolosa va a cercar della Formica e le chiede qualche cosa...

  • av Goethe Johann Wolfgang Von
    410,-

    IL DIRETTORE. Voi due che solete essere il mio consiglio e il mio ajuto, su ditemi: che sperate voi in paese tedesco dalla nostra impresa? Io ho gran desiderio di dare nel talento della moltitudine, da che in ultimo ella vive e lascia vivere. Le travi sono confitte, inchiodate le tavole, ogni cosa in pronto, e ciascuno si promette una lieta e magnifica festa. Già seggono cheti, con sopracciglia inarcate e vogliosi di fare le maraviglie. Ben io so quello che ne rende benevoli i più, e nondimeno io non sono mai stato in più dura irresoluzione. Perché è il vero che costoro non sono gran fatto usi alle squisitezze, ma hanno pur letto tanto che è uno spavento.

  • av Giambattista Bazzoni
    356,-

    "Tarderà molto tempo ancora a qui giungere il battello a vapore? io sono impazientissima per tal ritardo". Così diceva una vezzosa damina vestita da viaggio con tutta eleganza, affacciandosi al balcone dell'albergo che porta l'insegna dell'Angelo, e sta in Como sulla Piazza del Porto, ad un giovine signore che le si pose d'appresso. "Poco più di mezz'ora sicuramente, poichè son di già le sei e mezzo", rispose questi con garbo traendosi tosto di tasca l'orologio a ripetizione, e premendone la molla dopo averlo guardato.

  • av Luciano Zuccoli
    410,-

    Perchè avesse comperato quella casetta, egli stesso non avrebbe saputo dire. Gliel'avevano offerta in un periodo di fortuna, quando il rialzo di certi valori gli aveva dato larghi profitti. Era una casa a due piani, dipinta in giallo chiaro con le persiane verdi, richiusa da un giardino di mediocre grandezza, il quale al momento dell'acquisto era in buono stato, con belle piante, con piccola serra, vialetti lindi. Il mobiglio valeva da solo il prezzo della casa; nel salotto a terreno erano un eccellente piano a coda, ampli divani coperti di broccato color d'oro a fiorami rosei; una tavola centrale intarsiata di madreperla a lavoro finissimo;

  • av Vittorio Imbriani
    356,-

    ¿ «Mesi fa, Ella, per ispronarmi, a scrivere, sulle poesie d'Aleardo Aleardi, mi fu cortese dell'ultima edizione fiorentina, impressa da Gaspare Barbèra, nel MDCCCLXIV. Veramente, percorse, io le aveva, già, non tutte, altra volta, e quando la fama dell'autore era bambina, accogliendone un'impressione, ma senza badare a formarmene un criterio proprio. Non mi pareva roba da badarci più che tanto. Stavolta,... La lo sa, La lo sa, son fanatico per l'incisione: baratterei tutta l'incolore scuola pittorica lombarda, per un'acquaforte del Rembrandt! Oh s'immagini, dunque!

  • av Matilde Serao
    356,-

    Il fioretto di domani è questo ¿ disse il predicatore, leggendo un cartellino: ¿ Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare. Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. La predica era durata un'ora e le piccole non capivano nulla. Avevano voglia di cenare e poi di dormire. Ora il predicatore era disceso dal piccolo pulpito, e sull'altare, Cherubina Friscia, la maestra sagre...

  • av Jean de la Fontaine
    410,-

    Impreveduta mai piomba la Morte in capo al Saggio. In ogni tempo a guardia veglia l'occhio di lui. Pronto è il fardello a partire, ogni giorno, ogni momento pel fatal malinconico viaggio. Ogni tempo del Tempo è un'ora buona al pagar la scadenza. Infimi e grandi, soggiaccion tutti al gran tributo, e spesso nelle culle regali aprono e a un punto...

  • av Emilio Salgari
    386,-

    Il Gange, questo famoso fiume celebrato dagli indiani antichi e moderni, le cui acque son reputate sacre da quei popoli, dopo d'aver solcato le nevose montagne dell'Himalaya e le ricche provincie del Sirinagar, di Delhi, di Odhe, di Bahare, di Bengala, a duecentoventi miglia dal mare dividesi in due bracci, formando un delta gigantesco, intricato, meraviglioso e forse unico...

  • av Carlo Bianco
    350,-

    Se difficile non meno, che pericolosa devesi la situazione di quel condottiero considerare, che primo, spiegando il vessillo della rigenerazione italiana, ed impugnando la spada vendicatrice della patria oppressa, ardimentoso, e forte, tutta la formidabile potenza nemica mettesi in capo a sfidare; non meno grande, però, non meno soddisfacente compenso gliene ridonda, per la sublime riputazione di essere stato il primo branditor dell'acciaro, disceso nel pericoloso agone, onde una carriera, che sebbene di pericoli seminata, ha nondimeno per iscopo certo la gloria, impavidamente percorrere. E certamente, sarà la sua memoria, nei cuori dei cittadini plaudenti, cooperanti, e grati, per essere...

  • av Ann Radcliffe
    350,-

    Bianca, che intanto trovavasi sola, non vedea l'ora di riveder la nuova amica, per dividere seco lei il piacere dello spettacolo della natura. Non aveva più nessuno cui esprimere l'ammirazione e comunicare le sue idee. Il conte, accortosi del di lei dispiacere, fece ricordare ad Emilia la visita promessa, ma il silenzio prolungato di Valancourt inquietava tanto la fanciulla, che fuggiva la società, ed avrebbe voluto differire il momento di riunirvisi fin quando non fosse calmata la sua ansietà. I Villefort la sollecitarono però così vivamente, che non potendo spiegare il motivo che l'attaccava alla solitudine, temè il suo rifiuto non avesse l'aria del capriccio, ed offendesse quegli amici...

  • av Cesare Balbo
    356,-

    I tirreni.¿Gli antichi, ed alcuni moderni, credettero i popoli primitivi nati sul suolo in varie parti della terra; ma le scienze fisiologiche, le filologiche e le storiche progredite non concedono tali origini moltiplici; ne ammettono una sola, dall'Asia media tra l'Indo e l'Eufrate, e da una famiglia cresciuta in tre schiatte, semiti, camiti e giapetici.¿L'Europa, salve poche e piccole eccezioni, fu tutta de' giapetici. I primi stanziativi furono, secondo tutte le apparenze, i iavani, iaoni, o ioni; i quali popolarono ciò che chiamiam Grecia e i paesi all'intorno, e diedero nome di Ionio al mare ulteriore

  • av Charles Darwin
    526,-

    Respinto indietro due volte, da un forte vento di sudovest, il brigantino da guerra Beagle della regia marina inglese, comandato dal capitano FitzRoy, salpò finalmente da Devonport il 27 dicembre 1831. La spedizione aveva per iscopo di fare una ispezione compiuta della Patagonia e della Terra del Fuoco, ispezione cominciata dal capitano King dal 1826 al 1830 ¿ esaminare le spiaggie del Chilì, del Perù e quelle di alcune isole del Pacifico ¿ e fare una serie di misure cronometriche intorno al mondo. Giungemmo il 6 gennaio a Teneriffa, ma non ci fu permesso sbarcare, perchè si temeva a terra che noi portassimo loro il cholera. L¿indomani mattina vedemmo spuntare il sole dietro lo scosceso p...

  • av Paolo Zanghì
    350,-

    La Sicilia è stata in varî tempi soggetta alla invasione d¿insetti conosciuti sotto il nome di cavallette. Distruggendo esse le speranze della ricolta hanno sovente cagionata la fame negli stessi ubertosi campi, che i poeti favoleggiando attribuirono alla patria di Cerere; hanno altresì sotto un clima, come il nostro, purissimo e salutare, prodotto fatali epidemie, e migliaja d¿uomini si son veduti miseramente perire colpiti dalle pestifere esalazioni della loro corruzione. Gli antichi con sommo avvedimento venerarono come una Divinità colui, che il primo seminò nelle nostre contrade le spighe del grano, onde far conoscere, che le terre della Sicilia sono la primitiva origine di questa p...

  • av Francesco Algarotti
    350,-

    Introduzione, breve storia della fisica, ed esposizione della ipotesi del Cartesio sopra la natura della luce, e de' colori. Sopra la costiera di una piacevole montagnetta, che tra Bardolino e Garda sorge alle sponde del Benaco, è posto Mirabello, luogo di delizia della marchesa di F*** dove è solita dimorare ogni anno buona parte della estate. Dall'un fianco guarda il bel piano, che irrigato è dal Mincio; dall'altro le Alpi altissime e i colli di Salò lieti di fresca e odorosa verdura; e sotto ha il lago, in cui si specchia, sparso qua e là di navigli e di care isolette.

  • av Luigi Canina
    356,-

    La esposizione storica dell'antico Tusculo, che è l'argomento di questa prima parte, abbraccia tutto ciò che avvenne di più importante dal primo stabilimento di questa città sino alla sua totale distruzione, ed anche viene progredita su ciò che risguarda il suo traslocamelo nel luogo denominato Frascati, onde così si abbia con essa una compita cognizione di quanto ho impreso ad illustrare. Per dare maggior chiarezza alle cose narrate ho giudicato opportuno di dividere questa esposizione storica in sei Capitoli. Il primo di essi contiene tutto ciò che si attribuisce al Tusculo prima della fondazione di Roma, ossia nell'epoca anteromana.

  • av Antonio Abati
    410,-

    Già spunta la tua luce, o Libro. Sorgi homai, e stimola le sonnacchiose pigritie al camino. Affretta i passi; che se ¿l tuo Viaggio tende a gloriosa meta, potresti giugner di notte; perché alla Gloria non mai, che nell¿Occidente s¿arriva. Non badare a raffazzonarti molto, per che il Pellegrinaggio non vuol pompe: e molto meno devi haverle tu, che premendo vie non segnate da humano vestigio, sei certo, che non ti mancheranno sterponi; che ti sferzino, pruni, che ti pungano. Oh quanti Libri son¿hoggi, che peregrinano con la Giornea d¿un bel titolo, fra gl¿incassati arnesi, non hanno poi habito da mutar comparsa, e vestmento, che grossolano non sia.

  • av Tommaso Vincenzo Pani
    356,-

    Non sarebbe men vero quanto vi ho esposto finora intorno al diritto che ha la Chiesa di castigare gli Eretici con pene anche temporali, quantunque fosse stata impedita talvolta di eseguirlo. Non si fa sempre ciò che si può: e non sono pochi i diritti, che gli stessi nostri avversarj accordano alla Chiesa, i quali sono restati talvolta in una prudente inazione, o da crudeli persecuzioni impediti empiamente. Siccome però la pratica, quand'è universale e costante, serve a meglio scoprire il diritto; così non mi dispiace di vedermi stimolato da voi a diffondermi alquanto più su questo punto, sul quale non ho tralasciato di darne nelle passate mie lettere un qualche cenno...

  • av Tommaso Vincenzo Pani
    356,-

    Dalle bizzarre espressioni, motti pungenti ed ironiche maniere, che voi parlando del tribunale del S. Officio avete usate nell'ultime vostre lettere, parmi di dovere arguire che sia in voi scemata di molto quella venerazione, che l'educazione, le leggi e la vostr'indole istessa portata alla giustizia e pietà avevano profondamente impressa nel vostro cuore verso quel sagro tribunale, che ne' paesi d'Italia ed anche altrove veglia con tanto zelo e prudenza alla difesa e custodia della cattolica Religione. Nè mi reca grande meraviglia la mutazione. Così suol'avvenire a chi sfornito delle necessarie cognizioni si azzarda alla lettura di libri, che ad altro non mirano che a sedurre gl'incauti,...

  • av Tito Lucrezio Caro
    356,-

    Alma figlia di Giove, inclita madre Del gran germe d'Enea, Venere bella, Degli uomini piacere e degli dèi: Tu che sotto i girevoli e lucenti Segni del cielo il mar profondo e tutta D'animai d'ogni specie orni la terra, Che per sè fôra un vasto orror solingo: Te dea fuggono i venti: al primo arrivo Tuo svaniscon le nubi: a te germoglia

  • av Galileo Galilei
    410,-

    Dialogo sopra i due massimi sistemi Tolemaico e Copernicano

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