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  • - The Vision of Hell, Purgatory, and Paradise: Volume I
    av Dante Aligheri
    400,-

    "Dante Alighieri's 'Hell: The Vision of Hell, Purgatory, and Paradise' plunges readers into a journey through the afterlife unlike any other. With vivid imagery and allegorical depth, Dante guides us through the circles of Hell, where sinners face the consequences of their actions with harrowing intensity. From the depths of despair to the heights of divine glory, Dante's epic poem explores the complexity of human existence and the nature of redemption. As we journey alongside Dante, we encounter a tapestry of characters and moral dilemmas, each revealing profound insights into the human condition. 'Hell' serves as a timeless exploration of sin, punishment, and the quest for spiritual enlightenment, inviting readers to confront their own beliefs and aspirations in the face of eternity."

  • - Volume III
    av Dante Aligheri
    346,-

    "Paradise," extracted from "The Vision of Hell, Purgatory, and Paradise" by Dante Alighieri, is an affirmative and visionary segment that likely represents the culmination of Dante's Divine Comedy. In this poetic masterpiece, Dante takes readers on a spiritual journey through the three realms, with "Paradise" serving as the celestial conclusion. In "Paradise," readers can expect a portrayal of the highest realm of existence, where the blessed souls reside in the presence of God. Dante's depiction likely combines vivid imagery, theological insights, and a poetic exploration of divine mysteries. The title itself, "Paradise," suggests an exploration of the ultimate state of bliss and communion with the divine. Dante's poetic style, characterized by terza rima and allegorical symbolism, is likely to be present in "Paradise." The verses may weave together a tapestry of theological reflections, celestial visions, and encounters with saints and angels, creating a poetic landscape that reflects both the awe and beauty of the divine realm.

  • av Dante Aligheri
    516,-

    Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant' è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Io non so ben ridir com' i' v'intrai, tant' era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto, là dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco ...

  • av Dante Aligheri
    410,-

    La gloria di colui che tutto move per l'universo penetra, e risplende in una parte piu` e meno altrove. Nel ciel che piu` de la sua luce prende fu' io, e vidi cose che ridire ne' sa ne' puo` chi di la` su` discende; perche' appressando se' al suo disire, nostro intelletto si profonda tanto, che dietro la memoria non puo` ire. Veramente quant'io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, sara` ora materia del mio canto. O buono Appollo, a l'ultimo lavoro fammi del tuo valor si` fatto vaso, come dimandi a dar l'amato alloro. Infino a qui l'un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amendue m'e` uopo intrar ne l'aringo rimaso. Entra nel petto mio, e spira tue si` co...

  • av Dante Aligheri
    410,-

    Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a se' mar si` crudele; e cantero` di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno. Ma qui la morta poesi` resurga, o sante Muse, poi che vostro sono; e qui Caliope` alquanto surga, seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro lo colpo tal, che disperar perdono. Dolce color d'oriental zaffiro, che s'accoglieva nel sereno aspetto del mezzo, puro infino al primo giro, a li occhi miei ricomincio` diletto, tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta che m'avea contristati li occhi e 'l petto. Lo bel pianeto che d'amar conforta f...

  • av Dante Aligheri
    410,-

    Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che' la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era e` cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'e` amara che poco e` piu` morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, diro` de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Io non so ben ridir com'i' v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch'i' fui al pie` d'un colle giunto, la` dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite gia` de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un...

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