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  • av de Amicis Edmondo
    356,-

    Tu ami la lingua del tuo paese, non è vero? L¿amiamo tutti. È inseparabilmente congiunto l¿amore della nostra lingua col sentimento d¿ammirazione e di gratitudine che ci lega ai nostri padri per il tesoro immenso di sapienza e di bellezza ch¿essi diedero per mezzo di lei alla famiglia umana, e che è la gloria dell¿Italia, l¿onore del nostro nome nel mondo. L¿amiamo perchè l¿hanno formata, lavorata, arricchita, trasmessa a noi come un¿eredità sacra milioni e milioni d¿esseri del nostro sangue, dei quali, per secoli, ella espresse il pensiero, e le sue sorti furon le sorti d¿Italia, la sua vita la nostra storia, il suo regno la nostra grandezza.

  • av de Amicis Edmondo
    356,-

    TANGERI Lo stretto di Gibilterra è forse di tutti gli stretti quello che separa più nettamente due paesi più diversi, e questa diversità appare anche maggiore andando a Tangeri da Gibilterra. Qui ferve ancora la vita affrettata, rumorosa e splendida delle città europee; e un viaggiatore di qualunque parte d¿Europa sente l¿aria della sua patria nella comunanza d¿una infinità d¿aspetti e di consuetudini. A tre ore di là, il nome del nostro continente suona quasi come un nome favoloso; cristiano significa nemico, la nostra civiltà è ignorata o temuta o derisa; tutto, dai primi fondamenti della vita sociale fino ai più insignificanti particolari della vita privata, è cambiato; e scomparso fi...

  • av de Amicis Edmondo
    356,-

    AI GIOVANI ITALIANI Quando mi venne proposto di raccogliere in un volume i seguenti scritti, esitai, parendomi che i soggetti fossero troppo disparati, e che il libro sarebbe riuscito una miscellanea. Ma cedetti poi al cortese desiderio dell¿Editore, considerando che questi medesimi scritti hanno veramente qualcosa di comune tra loro; si riferiscono, cioè, per la maggior parte, ad avvenimenti seguiti in Italia negli ultimi due anni: ¿ dall¿inaugurazione degli Ossari di San Martino e Solferino, all¿apertura della Galleria delle Alpi, dall¿entrata del nostro esercito in Roma, al trasferimento della sede del Governo; ¿ avvenimenti de¿ quali può riescir gradito ed utile, specialmente ai giov...

  • av de Amicis Edmondo
    356,-

    Povero martire! Ogni volta che entrai nella sua bottega, ci risi molto; ma ne uscii pieno d'ammirazione e di pietà. Aveva la libreria, o meglio la sua stanza di tortura, a un angolo di via Giusti, accanto alla Scuola municipale Norberto Rosa, poco lontano da un altro libraio delle scuole elementari, il quale gli disputava la piccola clientela con un'avidità scellerata. Era una bottega tipica di libraio da ragazzi, ossia una miscela strana di cose disparate, minute, graziose, inutili, necessarie e ridicole, appunto come il cervello degli avventori.

  • av de Amicis Edmondo
    356,-

  • av de Amicis Edmondo
    356,-

    L¿emozione che provai entrando in Costantinopoli mi fece quasi dimenticare tutto quello che vidi in dieci giorni di navigazione dallo stretto di Messina all¿imboccatura del Bosforo. Il mar Jonio azzurro e immobile come un lago, i monti lontani della Morea tinti di rosa dai primi raggi del sole, l¿Arcipelago dorato dal tramonto, le rovine d¿Atene, il golfo di Salonico, Lemno, Tenedo, i Dardanelli, e molti personaggi e casi che mi divertirono durante il viaggio, si sbiadirono per modo nella mente, dopo visto il Corno d¿oro, che se ora li volessi descrivere, dovrei lavorare più d¿immaginazione che di memoria.

  • av de Amicis Edmondo
    356,-

    UN mugnajo, venuto a morte, non lasciò altri beni ai suoi tre figliuoli che aveva, se non il suo mulino, il suo asino e il suo gatto. Così le divisioni furono presto fatte: nè ci fu bisogno dell'avvocato e del notaro; i quali, com'è naturale, si sarebbero mangiata in un boccone tutt'intera la piccola eredità. Il maggiore ebbe il mulino; Il secondo, l'asino; E il minore dei fratelli ebbe solamente il gatto. Quest'ultimo non sapeva darsi pace, per essergli toccata una parte così meschina.

  • av de Amicis Edmondo
    286,-

    IL PRIMO GIORNO A PARIGI Parigi, 28 giugno 1878 Eccomi preso daccapo a quest'immensa rete dorata, in cui ogni tanto bisogna cascare, volere o non volere. La prima volta ci restai quattro mesi, dibattendomi disperatamente, e benedissi il giorno che ne uscii. Ma vedo che la colpa era tutta mia, ora che ci ritorno ¿. composto a nobile quiete, perchè guai a chi viene a Parigi troppo giovane, senza uno scopo fermo, colla testa in tumulto e colle tasche vuote! Ora vedo Parigi serenamente, e la vedo a traverso all'anima d'un caro amico, che mi fa risentire più vive e più fresche tutte le impressioni della prima volta. Ed ecco quelle del primo giorno, come le può rendere una mente stanca e u...

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    356,-

    Ricordi

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