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Böcker av Grazia Deledda

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  • av Grazia Deledda
    356,-

    Dopo una settimana di vento furioso, di nevischio e di pioggia, le cime dei monti apparvero bianche tra il nero delle nuvole che si abbassavano e sparivano all'orizzonte, e il villaggio di Oronou con le sue casette rossastre fabbricate sul cocuzzolo grigio di una vetta di granito, con le sue straducole ripide e rocciose, parve emergere dalla nebbia come scampato dal diluvio. Ai suoi piedi i torrenti precipitavano rumoreggiando nella vallata, e in lontananza, nelle pianure e nell'agro di Siniscola, le paludi e i fiumicelli straripati scintillavano ai raggi del sole che sorgeva dal mare. Tutto il panorama, dai monti alla costa, dalla linea scura dell'altipiano sopra Oronou fino alle macchi...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    Cenere

  • av Grazia Deledda
    300,-

  • av Grazia Deledda
    260,-

  • av Grazia Deledda
    276,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

    A venticinque anni, bella, ricca, fidanzata, senza aver mai provato un dolore veramente grande, un giorno Maria Magda si sentì improvvisamente il cuore nero e vuoto. Fu come il principio d'un malore fisico, che andò di giorno in giorno aumentando, allargandosi, spandendosi. Ella era felice in casa sua, e un'altra felicità l'aspettava. Ma per raggiungere la nuova felicità, doveva abbandonare l'antica, e le sembrava che allora il rimpianto della famiglia lontana, della dolce casa paterna, della libertà perduta, della patria abbandonata, le avrebbero dato una indicibile nostalgia, avvelenandole la nuova felicità. C'erano ore nelle quali, specialmente di notte, al buio, ella provava una pro...

  • av Grazia Deledda
    330 - 476,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

    Vi parrà un romanzo, o mia bionda e piccola lettrice, ma è una storia vera: tanto vera che io, per narrarvela, cambio i nomi delle persone e dei luoghi alle quali e nei quali accadde. Figuriamoci in Sardegna, nella mia verde e sconosciuta Sardegna, e cominciamo. Si chiamava Cicytella, nome che nei nostri dialetti sardi significa Franceschina: niente altro che Cicytella, perché non aveva famiglia, non aveva nome: probabilmente era una trovatella, ma nessuno era anche certo di ciò. Dieci o dodici anni prima un vecchio pastore che cambiava il gregge dalla pianura alla montagna, all'entrata dei boschi, sul musco verde di un masso, aveva trovato una piccola bambina, riccamente vestita, ma qu...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    Dalla scranna antica che il lungo uso aveva sfondato e sbiadito, era ancora lei, la nonna Agostina Marini, quasi ottantenne e impotente a muoversi, che dominava sulla casa e sulla famiglia come una vecchia regina dal trono. Non le mancava neppure lo scettro: una canna pulita che il nipotino più piccolo aveva cura di rinnovare ogni tanto; buona per dare sulle gambe ai ragazzi impertinenti e per scacciare i cani e le galline che penetravano dal cortile; ma sopratutto buona per frugare nel camino, davanti al quale la nonna sedeva in permanenza d'estate e d'inverno, e specialmente per frugarvi quando era sdegnata con qualcuno, cosa che le accadeva spesso. Perché la canna non si accendesse il...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    L'uomo che abitava la casetta solitaria laggiù fra la spiaggia e la brughiera, di ritorno dal suo solito viaggio al paese dove ogni tanto si provvedeva delle cose più necessarie alla vita, svoltando dalla strada provinciale al sentiero che conduce verso il mare, vide due uomini che misuravano coi loro passi un terreno attiguo al suo giardino. Subito si fermò, con un senso di curiosità misto a rabbia e ad angoscia; ricordava che Ghiana, la contadina che ogni tanto gli portava il latte e le uova da un cascinale delle colline, gli aveva appunto annunziato la vendita di quel terreno e la probabilità che ci venisse costrutta una casa. Ecco dunque la minaccia avverarsi: i due uomini che misur...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    Melchiorre Carta saliva la montagna, ritornando al suo ovile. Era un giovane pastore biondastro, di piccola statura; una ruga gli si disegnava fra le sopracciglia folte e nere, che spiccavano nel fosco giallore del suo volto contornato da una rada barbetta rossiccia. Anche la sopragiacca di cuoio del suo costume era giallognola, e il cavallino che egli montava era rossastro, tozzo, angoloso e pensieroso come il suo padrone. Melchiorre era un giovine di buoni costumi e d'ottima fama; molto spensierato ed allegro non lo era mai stato, ma da qualche tempo si mostrava più taciturno del solito, e si sentiva quasi malvagio, perché sua cugina Paska lo aveva abbandonato alla vigilia delle loro ...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    Per San Michele la famiglia Bilsini cambiò di casa ed anche di terra. Era una famiglia numerosa: cinque figli maschi, la madre vedova, e uno zio di lei, che, sebbene mezzo paralitico e senza un soldo di suo, poteva dirsene il capo. Appunto per i consigli dello zio Dionisio, i Bilsini avevano venduto la loro piccola proprietà per prendere in affitto un vasto fondo, già antico feudo gentilizio che, di decadenza in decadenza, acquistato in ultimo a vile prezzo da un fabbricante di scope, veniva da questi concesso a modestissime condizioni annuali: cento dieci lire la biolca, due capponi, quaranta uova d'inverno e un cestino d'uva da tavola per l'estate. Da anni questa terra giaceva in abb...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    Dopo la morte della vecchia donn'Anna, sistemati gli affari, Paolo Velèna prese con sè la piccola nipote e, com'era stabilito, la condusse ad Orolà, presso la sua famiglia. Orolà è una piccola sotto-prefettura sarda, nella provincia di Sassari. Città fiorentissima sotto i Romani, decaduta poi per le scorrerie dei Saraceni, risorse sotto il dominio dei Barisone, giudici o re di Torres, e si mantenne forte sino all'abolizione dei feudi in Sardegna, avvenuta nella prima metà di questo secolo. Nel censimento delle popolazioni sarde, fatto da Arrius, illustre ploaghese che visitò le 42 città dell'isola ai tempi del console Marco Tullio Cicerone (116-43 a. C), Orolà figurava per centomila abi...

  • av Grazia Deledda
    356,-

  • av Grazia Deledda
    446,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

    Anche quella notte, dunque, Paulo si disponeva ad uscire. La madre, nella sua camera attigua a quella di lui, lo sentiva muoversi furtivo, aspettando forse, per uscire, ch'ella spegnesse il lume e si coricasse. Ella spense il lume ma non si coricò. Seduta presso l'uscio si stringeva una con l'altra le sue dure mani di serva, ancora umide della risciacquatura delle stoviglie, calcando i pollici uno sull'altro per farsi forza; ma di momento in momento la sua inquietudine cresceva, vinceva la sua ostinazione a sperare che il figlio s'acquetasse, che, come un tempo, si mettesse a leggere o andasse a dormire. Per qualche minuto, infatti, i passi furtivi del giovane prete cessarono: si sentiv...

  • av Grazia Deledda
    286,-

    La casa era semplice, ma comoda: due camere per piano, grandi, un po' basse, coi pianciti e i soffitti di legno; imbiancate con la calce; l'ingresso diviso in mezzo da una parete: a destra la scala, la prima rampata di scalini di granito, il resto di ardesia; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina. Il portoncino solido, fermato con un grosso gancio di ferro, aveva un battente che picchiava come un martello, e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello. La stanza a sinistra dell'ingresso era adibita a molti usi, con un letto alto e duro, uno scrittoio, un armadio ampio, di noce, sedie quasi rustiche, impagliate, verniciate allegramente di ...

  • av Grazia Deledda
    286,-

    La corteccia dell'inverno si screpola: vene rosse fra il nero delle nuvole e sfumature verdi sulla terra scura annunziano il ritorno della buona stagione. Verso il tramonto la luna nuova appare sull'occidente schiarito, come una barca che dopo un viaggio fortunoso rientra felicemente in porto; e il suo chiarore glauco si riflette sul verde cupo degli allori laggiú negli avanzi dei parchi invasi dalla marea delle nuove costruzioni. Su questo sfondo di orizzonte si delinea la città nuova, coi suoi palazzi bianchi, le terrazze aeree festonate di panni tesi ad asciugare; con qualche cipresso nero che ravviva intorno a sé il colore liquido del cielo: e da questa montagna di costruzioni, che d...

  • av Grazia Deledda
    286,-

    In un angolo della tavola da pranzo, che riflettendo la luce gialla del lume risplendeva come una lastra di rame, Diego e Maria giocavano appassionatamente a carte. Essi conoscevano a perfezione ogni partita, dalla scopa al tresette, dalla briscola al lanzichenecco e all'asino, e sempre giocavano, sino ad esaurirsi. Fuori imperversava il vento e gelava, tanto che il fuoco del camino e del braciere non bastavano a riscaldare il freddo ambiente della vasta stanza bianca, scarsamente arredata; ma i due giovanissimi giocatori non si accorgevano di nulla, non provavano freddo, non sentivano il vasto soffio del vento che scuoteva le inferriate e passava con un possente fruscìo come di mille gig...

  • av Grazia Deledda
    286,-

    Vivevano in una grotta, come la Sacra Famiglia, padre madre bambino. Solo che il padre era così infermo da non potersi muovere e il bambino idiota camminava carponi, brucava l'erba, mangiava la terra; e la madre provvedeva ai bisogni di tutti cogliendo erbe che parte servivano per cibo, parte per impiastri o beveraggi al marito. Tutto questo avveniva nell'anno che corre, sull'orlo dello strascico verde di Roma ricamato dalle greche di granito dei marciapiedi che disegnano le nuove grandi strade cittadine...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    L'uomo era bello, - alto, agile, con un viso bruno e rapace di arabo adolescente, - e sembrava sincero quanto il suo passato era brutto e torbido. Ma a sentirle raccontare da lui le sue vicende avevano un sapore quasi romantico. Seduto sullo sgabello che la sua piccola padrona di casa s'era affrettata a metter fuori della porta appena la figura di lui era apparsa in fondo alla piazza illuminata dalla luna, con le braccia nervose incrociate sul petto, la gamba destra attorcigliata intorno alla sinistra, ogni tanto egli si voltava contro il muro per sputare, sollevava il viso scuro ove il bianco dei denti e dei grandi occhi neri brillava anche nella penombra, e raccontava. La sua voce era s...

  • av Grazia Deledda
    356,-

    Fu una sera dell'aprile scorso che il possidente Davide D'Elia, tornandosene in calesse da una sua fattoria, credette di vedere in mezzo alla strada un agnellino sperduto: guardando meglio si accorse che era un bambino, avvolto in una vecchia sciarpa di pelo nero; così piccolo che al sopraggiungere del veicolo non si mosse neppure, tanto che il cavallo stesso, non facendo a tempo a scansarsi, si fermò di botto. Davide però non era un uomo curioso, né si turbava facilmente: adesso poi, dopo la morte in guerra del suo unico figlio diciottenne, era diventato ancor più duro, col cuore arso da una invincibile ira contro Dio e contro gli uomini. Pensò che il bambino lo avesse deposto lì qualch...

  • av Grazia Deledda
    286,-

    Anche le burrasche sono buone per i poveri. Il mare, come un padrone rabbioso che impone alla serva di fare una buona pulizia alla casa, rigetta a terra tutti i detriti che non gli garbano: e questi rifiuti formano la ricchezza dei poveretti della spiaggia. Ecco, per esempio, il signor Milio, proprio il signor Milio in persona, antico proprietario di un piccolo cantiere, percorrere il lido quanto è lungo, dallo sbocco del fiume al molo, con un suo misterioso sacchetto, bianco come la fodera di un guanciale: e come un guanciale la foderetta si gonfia, ma di bitorzoli duri che sembrano davvero batuffoli di lana schiacciata. Ognuno di questi bitorzoli neri è costato un ripiegamento della sch...

  • av Grazia Deledda
    286,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

  • av Grazia Deledda
    286,-

  • av Grazia Deledda
    346 - 476,-

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