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Böcker av Lorenzo Viani

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  • av Lorenzo Viani
    350,-

    A scuola ebbi la fortuna di imbattermi in un maestro scettico, un vecchio alto, vestito continuamente d'una palandrana nera, con in testa un cilindro, baffi e pizzo bianchi, occhi neri, larghi e pensosi, impronta di Sileno. Si chiamava Cesare; a spiegare una certa aura di paganesimo che spirava su quel volto largo e sereno, basterà dire i nomi dei suoi congiunti: Volfango e Silvano, Telemaco, Omero, Aristotile, Pindaro e Mentore. Era possibile mai che un uomo, a cui frullavano per la testa i fantasmi ascosi sotto tali nomi, potesse confondersi con le aste, gli zeri e l'abbecedario?

  • av Lorenzo Viani
    356,-

    La Tradotta rullava nella profonda valle della Cisa tra una nuvola di bambagia, l¿erbe e l¿arie argentate dalla notte, che spolverava d¿oro anche il cielo, velavano di spazio il rotolio del treno. I treni lontani sembravano fumate come si fanno nell¿ottobre sull¿aie, nelle prime giornate di stridore. I lumi delle stazioni, da anni appannati di celeste, quella notte avevano rimesso in giallo, ma rari come i fiori delle rape in un campo insidrito dal vento di marzo; anche sul mare, cielo capovolto verso l¿abisso, le paranze avevano riacceso i fanali in vetta ai bompressi.

  • av Lorenzo Viani
    350,-

    Un ombrellaccio da pioggia aperto rovesciato e confitto in terra è la bottega dell'ambulante, quando piove l'ambulante si mette la bottega sul capo e va per la campagna felice e beato. Baruffi di refe, cartine d'aghi, gomitoli, ghiomi, carta e buste, ceralacca e spago. Sulla cima di ogni stecca è appiccato un bamboccio e uomini col fischio al culo, ma di sasso. Seduto sul muricciolo di un fossatello in aperta campagna l'ambulante gorgheggia, zufola, pispiglia, gracida, imitando uccelli piccoli e grandi.

  • av Lorenzo Viani
    356,-

    Da Val di Castello a Bolgheri i cimiteretti sono tagliati in mezzo a floridi vigneti, un quadrato di cipressi presenta rigido le armi lanceolate. Dalla camera mortuaria alla prima tinaia non c'è che un tiro di schioppo. Sotto al muro che recinge l'isoletta dei morti, le radici della vite e del cipresso si stringono come mani di amici: E non sapeva l'uno che da un sentiero di morte egli cresceva; e non sapeva l'altra

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