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Böcker av Nicolas Bourriaud

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  • av Nicolas Bourriaud
    360,-

  • av Nicolas Bourriaud
    306,-

  • av Nicolas Bourriaud
    310,-

    Con "The Radicant" Nicolas Bourriaud arriva alla terza tappa dell'importante percorso teorico iniziato con "Estetica relazionale" e "Postproduction", titoli con i quali aveva già provato un confronto tra la storia dell'arte e quella della produzione culturale e della globalizzazione. Il concetto di arte relazionale a sua volta è davvero entrato in un contesto culturale più ampio, favorendo una maggiore leggibilità delle complessità dell'arte contemporanea e prestandosi a tutti quegli esempi di interazione sociale che a partire dall'arte hanno conquistato la vita quotidiana e l'agire urbano in declinazioni e aspetti che vanno dal puro tempo libero al marketing strettamente inteso. Multiculturalismo. Postmoderno. Globalizzazione culturale. Sono queste le parole-chiave a partire dalle quali si organizza questo saggio, parole che rimandano a questioni insolute. Una domanda lacerante costituisce quindi il punto di partenza di questo lavoro teorico: perché la globalizzazione è stata commentata così tanto da un punto di vista sociologico, politico, economico, e quasi mai secondo una prospettiva estetica? A partire da quel grande mixer che fu Magiciens de la terre si può datare l'ingresso ufficiale dell'arte in quello che ormai è il nostro mondo globalizzato e privo di grandi narrazioni. Questa improvvisa irruzione di individui provenienti da paesi allora definiti periferici nella sfera contemporanea corrisponde alla nascita di quella tappa del capitalismo integrale che, vent'anni più tardi, prenderà il nome di globalizzazione. ...'Radicante' è un termine prelevato dalla botanica, e indica una sostanza (ad esempio a carattere ormonale) che ha la funzione di facilitare la riproduzione e la crescita delle radici. Si tratta di un termine che, riposizionato in ambito artistico, assume un significato (valido peraltro in maniera assai più estesa) che potremmo definire "aereo", restando in metafora. In altre parole, con questa costellazione terminologica si intende far segno verso la radice e la radicalità, ma cogliendone non il tradizionale riferimento al legame indissolubile e soprattutto inamovibile al terreno (alla "propria" patria, al trinomio razza-sangue-territorio), bensì la capacità di mantenere dei legami ma in maniera più mobile, come per l'appunto nel caso delle radici aeree. Un'apertura al mondo che, d'altro canto, non significa affatto rinnegare le proprie origini; al contrario: la capacità di innestarsi temporaneamente e ripetutamente è una capacità che presuppone una certa solidità di partenza. Insomma, qualcosa di ben diverso da tanto multiculturalismo e postcolonialismo (figli del postmodernismo, a sua volta erede assai spesso ingrato del modernismo, che Bourriaud ha il coraggio di riprendere, pur con tutte le precauzioni concettuali del caso, tentando di pensare una altermodernità), che proprio nel momento in cui tentano di negare (a se stessi) l'inestirpabilità dell'origine, la rendono per così dire latente, e per ciò tanto più imprevedibilmente assiomatica... E il volume rivela, o meglio conferma, la sua natura: quella di un libro profondamente politico, al pari e più dei suoi precedenti; quella di un libro che, al pari e più dei precedenti, soffre a esser riposto nello scaffale della libreria dedicato alla critica d'arte.(Marco Enrico Giacomelli D'ARS n. 205/spring 2011)

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    - The Unplayed Notes & The Underground Sculpture Park - 2012-2020
    av Nicolas Bourriaud
    656,-

    The work of the conceptual artist Loris Gréaud includes installations, films, and architecture, and his long-term project taking place around the world, The Unplayed Notes is no exception. Viewers encounter an experimental field of diverse media, all of which attempt to give form to temperature, light waves, or time. Gréaud is interested in the stages of artistic production. The process of searching per se becomes visible in his installations. This book invites readers to travel through a host of fantastical stories, from the (sur)natural history museum cleverly vandalized to the reactivation, as poetic as it is disturbing, of an old glass factory to the burial ad vitam of sculptures in a subterranean park in the heart of the desert-in accordance with the ideas of Karlheinz Stockhausen, which gave the book and this series of projects their name: the actual meaning of a work lies in its unplayed, unheard notes.Yet, the monolith features more than 300 hundred art works spread across 500 pages and traces eight years of aesthetic experiments and adventures from Paris, New York, Dallas, Venice to Puerto Escondido, Mexico. It includes one complementary essay by the artist's long-time collaborator, outstanding theorist, and curator Nicolas Bourriaud.LORIS GRÉAUD (*1979, Eaubonne) is a French conceptual artist. His works are part of prominent collections, and have been presented in museum and gallery exhibitions around the globe.

  • av Nicolas Bourriaud
    276,-

    "In ordinary language, 'modernizing' has come to mean reducing cultural and social reality to Western formats. And today, modernism amounts to a form of complicity with colonialism and Eurocentrism. Let us bet on a modernity which, far from absurdly duplicating that of the last century, would be specific to our epoch and would echo its own problematics: an altermodernity whose issues and features this book seeks to sketch out."In his most recent essay, Nicolas Bourriaud claims that the time is ripe to reconstruct the modern for the specific context in which we are living. If modernism was a return to the origin of art or of society, to their purification with the aim of rediscovering their essence, then our own century's modernity will be invented, precisely, in opposition to all radicalism, dismissing both the bad solution of re-enrooting in identities as well as the standardization of imaginations decreed by economic globalization. To be radicant: it means setting one's roots in motion, staging them in heterogeneous contexts and formats, denying them any value as origins, translating ideas, transcoding images, transplanting behaviors, exchanging rather than imposing. The author extends radicant thought to modes of cultural production, consumption and use. Looking at the world through the prism of art, he sketches a "world art criticism" in which works are in dialogue with the context in which they are produced.

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