av Simonetta Scotto
286,-
"Mi sentii chiamare, aprii gli occhi con fatica e mi guardai intorno. Non riuscii subito a ricordare dov'ero, forse stavo ancora dormendo; mi ripresi immediatamente: no, non stavo dormendo, anzi, stavo combattendo, ero nel bel mezzo di uno scontro a fuoco insieme ai miei ragazzi, poi, all'improvviso uno scoppio, una granata sicuramente, mi aveva scagliato per terra....Non ero ferito, non in maniera grave, a parte qualche bruciatura e qualche escoriazione, forse anche qualche scheggia mi aveva colpito, ma senza danni apparenti; invece stordito lo ero, quello sì, e avevo l'impressione di essere avvolto da una specie di sottile nebbia. Sentii nuovamente pronunciare il mio nome da una voce nota, senza che potessi associarle un nome...poi lo vidi, dapprima come un'ombra, poi sempre più chiaramente; vidi mio padre chino su di me, era in divisa, era giovane come l'ultima volta che lo avevo visto, mentre usciva di casa con mia madre e si era girato a salutarmi con la mano. No, non era possibile, o forse sì, forse ero morto anch'io come lui..."