av Roberto Dalla Chiara Matteo Centonze
276,-
Può un diario dialogante raccontare come i percorsi formativi possano evolversi nel tempo, scoprendo le storie di chi insegna e di chi apprende? Può un testo esperienziale far emergere corpi e storie di persone incontrate lungo i tragitti della vita, e avere il potere di apprendere e far apprendere senza il timore di scoprirsi? E trasformarsi così in una sorta di occasione formativa anche per chi in quelle storie non c'era? Tutto questo i narratori hanno iniziato a esplorare, facendo emergere le loro storie per poi allargarle alle diverse posizioni che via via occupavano. I narratori sono due, un docente (il Prof.) e uno studente (Matteo), mentre le voci delle storie riportate sono molte e diverse. Le si incontrano nelle vicende dei due protagonisti, nel loro dialogo interiore e in quello a distanza, in una sorta di reciprocità che porta a una continua e sempre più intensa esposizione. Ne è nato il racconto di un sapere costruito nello sfondo di un edificio universitario, dove i pensieri dovrebbero essere i protagonisti, e negli spazi di una pratica professionale, dove gli apprendimenti non possono che essere comuni e molteplici. E tutto questo è stato messo in scena. Il Prof. racconta la sua ricerca di un insegnamento inclusivo della propria storia personale, della storia degli studenti che incontra, della storia delle persone/utenti che diventano a loro modo maestri. E i maestri si incontrano ovunque, nelle storie passate, presenti e future. Anche gli studenti possono diventare maestri. Matteo racconta la sua evasione, alla scoperta del mondo attorno a sé. La voglia di esplorare, giocare, inseguire e, alcune volte, anche ascoltare. Storie, dialoghi, scene, che si fondono lungo l'esclamazione "libertà!", rivendicata da un'intera generazione che vive le strade universitarie. Ne è nato un testo di storie, di intermezzi e di incursioni, di una ricerca riflessiva e condivisa. Anche questo è stato narrato, perché queste storie sono nostre e ci possono illuminare.