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Böcker av Metastasio Pietro

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  • av Metastasio Pietro
    286,-

    Dopo la morte di Pompeo, il di lui contraddittore Giulio Cesare, fattosi perpetuo dittatore, si vide render omaggio non sol da Roma e dal Senato, ma da tutto il resto del mondo, fuorché da Catone il minore, senator romano, poi detto «uticense» dal luogo di sua morte: uomo venerato come padre della patria non men per l¿austera integrità de¿ costumi che pel valore; grande amico di Pompeo ed acerbissimo difensore della libertà. Questi, avendo raccolti in Utica i pochi avanzi delle disperse milizie pompeiane, coll¿aiuto di Iuba re de¿ Numidi, fedelissimo alla repubblica, ebbe costanza di opporsi alla felicità del vincitore. Cesare vi accorse con esercito numeroso, e, benché, in tanta disparit...

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    286,-

    BRAD. Sì, Clotilde, ho deciso; e il mio disegno Fido a te sola: all¿oscurar del giorno Voglio quindi partir. CLOT. Che dici! BRAD. Ah! scorse Son già tre lune, ed io sospiro in vano Del mio Ruggier novelle. Il fido Ottone, Che le recava a me, nulla di lui, Nulla più sa. Non è Ruggier capace (Io conosco Ruggier) di questo ingrato, Barbaro oblio. Chi sa dov¿è? fra quali Angustie, oh Dio, languisce? CLOT. E il suo valore Non ti rende tranquilla? BRAD. Ah! principessa, Son uomini gli eroi. Chi gli assicura Dall¿insidie degli empi, Dä capricci del caso, e dä funesti Incogniti perigli Della terra e del mar? Mille ne finge Il mio timido amor. Qual pace io posso Trovar così...

  • av Metastasio Pietro
    286,-

    Risoluto Porsenna, re de¿ Toscani, di ristabilir sul trono di Roma Tito Tarquinio, ultimo figliuolo di Tarquinio il Superbo, che n¿era stato scacciato, andò con potentissimo esercito ad assediarla. Le istanze degli angustiati Romani, secondate dall¿eccessivo stupore cagionato nel re dalla portentosa costanza del celebre Muzio Scevola, ottennero alcuni giorni di tregua per trattar seco di pace, a patto che per sicurezza di quella si desse dagli assediati un prescritto numero di ostaggi, frä quali il più considerabile fu l¿illustre Clelia, nobile donzella romana. Le scoperte fraudolenti violenze di Tarquinio e le replicate prove di valore date frattanto dä Romani produssero in Porsenna, c...

  • av Metastasio Pietro
    286,-

    Non so dir se sono amante; ma so ben che al tuo sembiante tutto ardore pena il core, e gli è caro il suo penar. Sul tuo volto, s'io ti miro, fugge l'alma in un sospiro, e poi riede nel mio petto per tornare a sospirar.

  • av Metastasio Pietro
    356,-

    La nota generosità usata da Alessandro il grande verso Poro, re di parte dell¿Indie, a cui, più volte vinto, rese i regni e la libertà, è l¿azione principale del dramma; alla quale servono d¿episodi e il costante amore di Cleofide, regina d¿altra parte dell¿Indie, pel geloso suo Poro, e la destrezza con cui procurò ella d¿approfittarsi dell¿inclinazione d¿Alessandro a vantaggio dell¿amante e di se stessa. Comincia la rappresentazione della seconda disfatta di Poro...

  • av Metastasio Pietro
    286,-

    COS. Figli, io non son del regno Men padre che di voi. Se a voi degg¿io Il mio tenero affetto, al regno io deggio Un successore, in cui Della real mia sede Riconosca la Persia un degno erede. Oggi un di voi sia scelto: e quello io voglio Che meco il soglio ascenda, E meco il freno a regolarne apprenda. Felice me, se pria Che m¿aggravi le luci il sonno estremo, Potrò veder sì glorioso il figlio, Che, in pace o fra le squadre, Giunga la gloria ad oscurar del padre. MED. Tutta dal tuo volere La mia sorte dipende. SIR. E in qual di noi Il più degno ritrovi? COS. Eguale è il merto. Amo in Siroe il valore, La modestia in Medarse; In te l¿animo altero, (a Siroe) La giovanil...

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    Regnando Demoofonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l¿oracolo d¿Apollo per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito, già dall¿oracolo istesso prescritto, di sacrificare ogni anno una vergine innanzi al di lui simulacro; e n¿ebbe in risposta: Con voi del Ciel si placherà lo sdegno, Quando noto a se stesso Fia l¿innocente usurpator d¿un regno. Non potè il re comprenderne l¿oscuro senso, ed aspettando che il tempo lo rendesse più chiaro, si dispose a compire intanto l¿annuo sagrifizio, facendo estrarre a sorte dall¿urna il nome della sventurata vergine che doveva essere la vittima. Matusio, uno de¿ grandi del regno, pretese che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse l...

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    Fra le azioni più luminose d¿Alessandro il Macedone fu quella di aver liberato il regno di Sidone dal suo tiranno, e poi, in vece di ritenerne il dominio, l¿avere ristabilito su quel trono l¿unico rampollo della legittima stirpe reale, che, ignoto a se medesimo, povera e rustica vita traeva nella vicina campagna. (CURZIO, lib. IV, cap. III; GIUSTINO, lib. II, cap. X). Come si sia edificato su questo istorico fondamento, si vedrà nel corso del dramma...

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    In tutto il vastissimo impero cinese è celebre anche ä dì nostri dopo tanti e tanti secoli l¿eroica fedeltà dell¿antico Leango (nella Storia Tchao-kong). In una sollevazione popolare, da cui fu costretto a salvarsi con l¿esilio l¿imperadore Livanio suo signore, per conservare in vita il piccolo Svenvango, unico resto della trucidata famiglia imperiale, offerse Leango con lodevole inganno alle inumane ricerche de¿ sollevati, in vece del reale infante, il proprio figliuolo ancor bambino, da lui nelle regie fasce artifiziosamente ravvolto; e sostenne a dispetto delle violenti tenerezze paterne di vederselo trafigger su gli occhi, senza tradire il segreto...

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    Fu l¿ateniese Temistocle uno de¿ più illustri capitani della Grecia. Conservò egli più volte alla patria, col suo valore e cö suoi consigli, e l¿onore e la libertà; ma dopo la celebre battaglia di Salamina, nella quale con forze tanto ineguali fugò e distrusse l¿innumerabile l¿armata di Serse, pervenne a così alto grado di merito, che gl¿ingrati cittadini d¿Atene, o temendolo troppo potente, o invidiandolo troppo glorioso, lo discacciarono da quelle mura medesime, che aveva egli poc¿anzi liberate e difese. E, considerando poscia quanto i risentimenti di tal uomo potessero riuscir loro funesti, cominciarono ad insidiarlo per tutto, desiderosi d¿estinguerlo. Non si franse, in avversità cos...

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    286,-

    Non ha conosciuto l¿antichità né migliore né più amato principe di Tito Vespasiano. Le sue virtù lo resero a tutti sì caro, che fu chiamato «la delizia del genere umano». E pure due giovani patrizi, uno de¿ quali era suo favorito, cospirarono contro di lui. Scoperta però la congiura, furono dal Senato condannati a morire. Ma il clementissimo Cesare, contento d¿averli paternamente ammoniti, concesse loro ed ä loro complici un generoso perdono...

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