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  • av Grazia Deledda
    347

    Roma s'avvicinava. La luna di novembre, una grande luna di madreperla, limpida e melanconica, illuminava la campagna: il vento, fortissimo, attraversava con la sua violenza la violenza della corsa del direttissimo. Regina sonnecchiava e sognava di trovarsi ancora a casa sua; il rombo del treno le pareva lo scroscio del molino sul Po. Ma ad un tratto sentì la mano di Antonio stringer la sua e si svegliò di soprassalto. ¿ Fra poco siamo arrivati, ¿ disse il giovane sposo. Regina si alzò, s'appoggiò al finestrino chiuso e guardò fuori. Il cristallo rifletteva l'interno del vagone, il lume, la figura di lei coperta d'una lunga mantella chiara, il suo viso disfatto, rimpicciolito dalla st...

  • av Iacopone Da Todi
    347

  • av Teofilo Folengo
    347

    Forte caleffabit gens me citadina vilanum, quod sic Zanninae brusor amore meae, quod ve, bovum stallas usus nettare boazzis, sforzor amorosas fora butare doias. Heu semel in pania cuncti veschiamur amoris: qui non puttus amat, credite, vecchius amat. Nec minus urbanis mattescunt gentibus illi, qui menant pastos ad beverare boves, qui mungunt vaccas, pegoras qui forbice tosant, qui pascunt asinos gramine, fronde capras, quique sciunt magros ad giandas ducere porcos, quique sciunt buschis grana cavare tridis.

  • av Goffredo Mameli
    347

    Giorgio, nato a Cagliari, nel 1799, da Don Raimondo Mameli dei Mannelli, era il secondo d'una figliuolanza di tre maschi e due femmine. Non sarà inutile il notare che la famiglia Mameli dei Mannelli, di chiara nobiltà Cagliaritana, ma non di larghe fortune, fu tra quelle che all'arrivo di Vittorio Emanuele I in Sardegna posero a disposizione della Corte, fuggiasca da Torino, gli averi e la vita. Don Raimondo e il fratel suo Don Ignazio prestavano servizio nella piccola marineria militare che i re di Sardegna tenevano nelle acque dell'isola per difesa delle coste, infestate a que' tempi non solamente da pirati Algerini e Greci, ma ancora da corsari Francesi.

  • av Giovanni Battista Casti
    377

    Quantunque, Donne mie, qualche sofista Dica, facendo alla virtù gli encomi, Che in essa sol la nobiltà consista Senz'altre cartapecore e diplomi; Pur, se fosse ciò ver, dall'aurea lista Oh di quanti dovrian cassarsi i nomi, Che ingombran ampiamente e morti e vivi I venerati polverosi archivi!

  • av Lorenzo Magalotti
    347

    Orsù, s¿obbedisca la signora Marchesa mia signora col mettersi a scrivere d¿una cosa della quale non si ha tanto capitale da ¿discorrerne altrimenti che per svogliatura: Non le parrà già di strano se, non avendo ella avuto riguardo a sacrificare la mia riputazione più tosto alla delicatezza del suo odorato che alla curiosità del suo spirito, ancor, io non ho riguardo a sacrificare la tranquillità della sua ambizione al genio del mio risentimento. Questo, per una dama parrà un linguaggio nuovo, strano, inaudito. Egli è bene: ma io non sono più quello. Gli anni, le avventure, la lunga solitudine mi hanno fatto dimenticare non l¿essenziale del rispetto, ma ben certe condescendenze di superer...

  • av Gabrielle Dánnunzio
    347

    Io vidi con questi occhi mortali in breve tempo schiudersi e splendere e poi sfiorire e l'una dopo l'altra perire tre anime senza pari: le più belle e le più ardenti e le più misere che sieno mai apparse nell'estrema discendenza d'una razza imperiosa. Su i luoghi dove la loro desolazione, la loro grazia e il loro orgoglio passavano ogni giorno, io colsi pensieri lucidi e terribili che le antichissime rovine delle città illustri non mi avevano mai dato. Per scoprire il mistero delle loro ascendenze remote, esplorai la profondità dei vasti specchi familiari dove talvolta esse non ravvisarono le loro proprie imagini soffuse d'un pallore simile a quello che annunzia il dissolvimento dopo la ...

  • av Edmond Perrier
    387

    "La Philosophie Zoologique avant Darwin" d'Edmond Perrier est un ouvrage qui explore l'histoire de la pensée zoologique avant la publication de "L'Origine des espèces" de Charles Darwin en 1859. Edmond Perrier était un biologiste français du XIXe siècle, et son livre examine les idées et les théories qui ont préparé le terrain pour la révolution darwinienne dans le domaine de la biologie.Dans cet ouvrage, Perrier peut passer en revue les contributions de biologistes et de naturalistes antérieurs à Darwin, tels que Georges-Louis Leclerc, comte de Buffon, Jean-Baptiste Lamarck, et d'autres. Il peut également discuter des théories et des débats qui ont eu lieu au XVIIIe et au XIXe siècle en ce qui concerne l'évolution, la classification des espèces et la compréhension des mécanismes de la vie."La Philosophie Zoologique avant Darwin" offre une perspective historique sur le développement de la pensée biologique et zoologique, montrant comment les idées pré-darwiniennes ont influencé la manière dont Darwin a formulé sa théorie de l'évolution par sélection naturelle. L'ouvrage peut également mettre en lumière les débats intellectuels de l'époque et les différentes écoles de pensée en biologie.Cet ouvrage de Perrier est une ressource précieuse pour ceux qui s'intéressent à l'histoire de la biologie et à l'évolution de la pensée scientifique avant la révolution darwinienne. Il offre un éclairage sur les bases sur lesquelles Darwin a construit sa théorie de l'évolution.

  • av Ernesto Teodoro Moneta
    347

    Venuta per rinnovare il mondo, fra i tanti mali che la rivoluzione francese voleva distruggere ¿ tirannide, superstizione, privilegi ereditari e di classe ¿ la guerra teneva uno dei primi posti. In tutto quel periodo che fu la preparazione intellettuale della rivoluzione, dall'abate Saint-Pierre a Diderot, da Voltaire a Rousseau, i grandi pensatori, i poeti e gli economisti, nell'Enciclopedia e col teatro, col romanzo e colla satira, avevano gli uni stimmatizzato, gli altri anatomizzato la guerra, condannandola come la massima piaga e ad un tempo l'onta maggiore dell'Umanità, e causa principale del dispotismo dei re.

  • av Emilio Salgari
    401

    Le Tigri di Mompracem

  • av Niccolo Palmeri
    347

    La rendita della terra, il profitto che ne trae l¿agricoltore, e la ricchezza di lui, sono gli argomenti infallibili onde conoscere se l¿agricoltura in un paese prosperi e fiorisca. Quali conseguenze possiamo noi trarre dall¿applicazione di questa verità alle circostanze attuali della Sicilia? Le terre non trovano oggi più a darsi a fitto: e se qualche podere s¿alloga, il nuovo fitto è d¿ordinario la terza parte, e delle volte anche meno, del precedente: e questo male non par che voglia fermarsi; chè anzi è da temere a ragione che tale calamità debba progredire con passi più rapidi.

  • av Santa Caterina Da Sierra
    401

    Libro della divina dottrina volgarmente detto Dialogo della divina provvidenza

  • av Honore de Balzac
    331 - 387

  • av George Sand
    331 - 387

  • av Giuseppe Rovani
    347

    Siamo nel 1517, quasi due anni sono trascorsi, la congerie degli elementi si è accresciuta; ed ora da Milano, sulle traccie di taluni de' nostri personaggi, ci conviene passare a Roma. A dieci miglia da questa città, chi non si dilunga dalla Via Appia, vede sorgere sull'alto bordo d'un cratere il Castel Gandolfo, così chiamato dalla famiglia Gandolfi, che forse lo edificò nel secolo XI. Passato da quella casa illustre, sul principio del secolo XIII, ai Savelli, e da questi, nel XIV secolo, ai Capizucchi, fu nel 1436 da Eugenio IV fatto saccheggiare e distruggere, e ritornò poscia in proprietà de' Savelli, che lo tennero fino al 1596, nel quale anno passò alla Camera.

  • av Carlo Matteucci
    347

    Nel settembre dell'anno 1847 imprendemmo a compilare alcune lezioni elementari di elettricità applicata alle arti industriali, all'economia domestica e alla terapeutica. Convinti che la diffusione delle cognizioni scientifiche, l'educazione delle menti agli studii sperimentali, e le applicazioni delle scienze fisiche all'industria sono, sopra tutto nell'età presente, strumenti principali della prosperità materiale e della grandezza politica di un popolo, di buon grado accogliemmo l'invito fattoci dal benemerito tipografo il signor Pomba di Torino, per la compilazione di quelle lezioni. Nutrivamo così la speranza di contribuire, come meglio ci era dato...

  • av Giuseppe Rovani
    347

    Uno Stato che, dopo aver raggiunto, quasi potrebbe dirsi, un primato di prosperità, di floridezza e di coltura, si arresta improvviso, tentenna, si sconnette, perde finalmente tutto quanto aveva acquistato con un lavoro assiduo di mezzo secolo; nè solo perde ciò che possedeva di bello e di grande, ma cade nel più profondo della miseria e del languore; questo Stato, io dico, presenta senza dubbio uno spettacolo troppo degno che alcuno vi si fermi coll'attenzione; e tanto più in quanto contemporaneamente e nel medesimo paese...

  • av Pio Rajna
    501

    Il desiderio di un libro speciale intorno alle fonti dell¿Orlando Furioso nacque, credo, anzitutto nella mente di Giosuè Carducci. Da lui, in nome del Comitato che veniva preparando le feste del Centenario Ariosteo, io ebbi l¿invito a intraprenderlo. E la pubblicazione si sarebbe dovuta fare in occasione appunto del Centenario, ossia nel 1875; ma l¿estensione impensata del lavoro produsse un inevitabile ritardo, e il volume vide la luce solo nell¿anno successivo. Gli andava innanzi una prefazione, che mi giova riportare quasi per intero, non senza permettermi di ritoccarla dove di ritocchi abbia bisogno, senza l¿affettazione e l¿ingombro di segnalazioni speciali.

  • av Guido Gozzano
    347

    Torino, (13) aprile 1907 Cortese Avvocato, ieri sera ho ritrovato fra le pagine del suo libro un poco di quella fraternità spirituale che la sua offerta mi rivela. Il rimpianto di ciò che fu, e l¿ansia di ciò che non è ancora, e il sottile tormento del dubbio, e l¿ebrezza folle del sogno, tutte le cose belle e perfide di cui noi poeti si vive e ci s¿avvelena. Non ho ancora assaporato le squisitezze dell¿arte, solo ho sfiorato l¿essenza, l¿anima della sua poesia: un¿anima un poco amara, un poco inferma. Spero che la sua fraternità non sarà più tanto silenziosa, ch¿essa vorrà esprimersi in modo più diretto.

  • av Pietro Metastasio
    401

    Il dolore, la confusione e la natural repugnanza a sì funesto ufficio mi scuseranno appo V. S. illustrissima, se nello scorso ordinario non le recai la dolente novella dell'immatura morte del mio caro maestro e benefattore, del fu signor abate Gravina, che Dio abbia in cielo. Fra le lagrime di tutta l'Europa, che farà giustizia a quel grande uomo, so che più giuste non potranno spargersene delle mie che, dopo essere stato da lui dall'undecimo fino al vigesimo anno dell'età mia con tanto dispendio e contraddizione alimentato e educato, e, quello che maggior tenerezza mi desta, ammaestrato...

  • av Octave Feuillet
    267

    "La Petite Comtesse" est un roman d'Octave Feuillet, un écrivain français du XIXe siècle. Le roman a été publié en 1857. L'histoire se déroule dans le monde de la haute société française de l'époque.Le roman suit le personnage principal, la comtesse Régine de Vermont, qui est surnommée "la petite comtesse." Elle est une jeune femme noble vivant une vie de luxe et de privilèges, mais elle s'ennuie profondément de la monotonie de sa vie. Sa rencontre avec un homme mystérieux, le duc de Marizac, va bouleverser sa vie et la plonger dans une série d'événements dramatiques."La Petite Comtesse" explore des thèmes tels que l'amour, la passion, les dilemmes moraux et les conventions sociales de l'époque. Le personnage de la comtesse Régine est au centre de l'intrigue, et le roman examine les choix qu'elle doit faire entre la sécurité de sa position sociale et la poursuite de son bonheur personnel.L'¿uvre de Feuillet offre une plongée dans la psychologie des personnages et offre une critique subtile de la société aristocratique française du XIXe siècle. C'est un roman qui met en lumière les tensions entre les désirs individuels et les attentes sociales de l'époque.

  • av Galileo Galilei
    347

    (Padova, 7 maggio 1610) Ill.mo Sig.re et Padre Col.mo Come per la mia passata accennai a V. S. Ill.ma, ho fatte 3 lezioni publiche in materia de i 4 Pianeti Medicei e delle altre mie osservazioni; e avendo auta l¿udienza di tutto lo Studio, ho fatto restare in modo ciascheduno capace e satisfatto, che finalmente quei primarii medesimi che erano stati acerbissimi impugnatori e contrarii assertori alle cose da me scritte, vedendosela finalmente disperata e persa a fatto, costretti o da virtù o da necessità, hanno coram populo detto, sé non solamente esser persuasi, ma apparecchiati a difendere e sostener la mia dottrina contro a qualunque filosofo....

  • av Domenico Maria Manni
    347

    SE la prima volta che io ho l'onore di ragionare a voi, virtuosissimi ascoltatori, studiosissima gioventù, fosse il mio dire rivolto non a mostrare la necessità dalla toscana favella, quale è veramente il mio scopo, ma a narrare i pregi di essa, stimerei certamente d'avere a mano impresa, quanto a me difficile sovrammodo, poichè di gran lunga alle forze mie superiore, altrettanto a voi, che vi degnate d'udirmi, inutile e vana; imperciocchè farei parola di cosa, per cui non vi ha encomio bastante, e la quale voi meglio di me conoscete. E ben, come potre' io le sole principali prerogative di nostra favella enumerarvi a parte a parte, conciossiachè ella abbia in sè raccolto ciò...

  • av Luigi Desanctis
    401

    Grazie, mio caro amico: ho saputo dal nostro Console che tu hai spesso domandate le mie notizie, e mi hai offerto cordialmente tutti i soccorsi. Io non mi aspettava meno dalla tua amicizia; ma nell¿inferno ove mi trovava non poteva giungermi alcuna notizia. Ora eccomi di nuovo, dopo due anni di pene, ricondotto a vedere la luce del giorno, ed a godere quella libertà che non pensava mai poter riacquistare. Anche tu temevi forse di aver perduto il tuo amico per sempre; ma ecco lo hai ritrovato, e doppiamente trovato: non solo mi ritrovi come l¿amico dell¿infanzia; ma come un fratello nel comun nostro Padre e Salvator Gesù Cristo.

  • av Vito Volterra
    347

    La sostanza di questo articolo costituì il discorso inaugurale letto nella solenne apertura della Università di Roma nel 1901 e pubblicato nell'Annuario della Università dell'anno 1901-902, riprodotto poi nel Giornale degli Economisti, Serie II, vol. 23, 1901. Esso fu stampato in Francese nella Revue du Mois, anno I, n.° I. Paris, Soudier, 1906, quindi nel vol. III, fasc. II, dell'Archivio di fisiologia (Firenze, gennaio 1906). Anatole France, quell'acuto e geniale filosofo e romanziere, delizia di tanti delicati lettori, racconta questo aneddoto.

  • av Giuseppe Garibaldi
    347

    Genova, 22 settembre 1855. Gentilissima Signora, Io fui assai onorato dal voler lei occuparsi della mia vita, e quando le inviai que' poveri manoscritti che ne trattano fu perché ne facesse ciò che li pare, certo di guadagnar sotto il suo patrocinio. Ritratti non ne ho presentemente, ma subito che me ne capiti alcuno mi farò un dovere di presentarglielo. Io nacqui il 4 luglio 1807 ed il nome del suo servo è GIUSEPPE GARIBALDI. Caprera, 28

  • av Vittoria Aganoor
    347

    Sotto la luna i mille cavalieri, come a squillo che chiami alla raccolta, vanno, volano, ansanti, a briglia sciolta, curvi sul crine dei cavalli neri.

  • av Louis Frechette
    337

    "La Noël au Canada" de Louis Fréchette est un poème qui célèbre la fête de Noël telle qu'elle est célébrée au Canada. Louis Fréchette était un poète canadien-français du XIXe siècle, et son poème capture les traditions, les coutumes et l'esprit festif de la saison de Noël dans ce pays nordique.Le poème décrit le paysage enneigé du Canada, les villages décorés de lumières, et les célébrations qui accompagnent la période des fêtes. Il évoque également la générosité et l'esprit de solidarité qui caractérisent la saison de Noël."La Noël au Canada" est un hommage à la culture canadienne-française et à la façon dont elle célèbre cette fête spéciale. Le poème célèbre les traditions familiales, les réunions chaleureuses et l'importance de l'amour et de la générosité pendant la période des fêtes.C'est une ¿uvre littéraire qui réchauffe le c¿ur des lecteurs en rappelant la magie et la convivialité de Noël au Canada.

  • av Giovanni Battista Casti
    347

    Non sol nelle cittadi e nei palagi Regna amor, nè di splendide vivande Solo si nutre e di mollezze e d'agi; Ma si pasce talor d'erbe e di ghiande, E su poveri tetti e fra i disagi Della rustica vita il poter spande; Nè sdegna le capanne e le silvestri Inospiti campagne e i monti alpestri.

  • av Saverio Bettinelli
    347

    Tutto l¿Elisio, o Arcadi, è posto in tumulto dagl¿italiani poeti, che, d¿ogni età, d¿ogni stato, qua scendono in folla ogni giorno a perturbare la pace eterna de¿ nostri boschetti. Par che la febbre, per cui gli abderiti correvan le strade recitando poemi, sia venuta sotterra cö vostri cantori, verseggiatori e poeti importuni, a profanare con barbare cantilene ogni selva, ogni fonte, ogni grotta, sacra al silenzio e alla pace dei morti. Ogn¿italiano che scende tra noi, da alcun tempo in qua, parla di versi, recita poemetti, è furibondo amatore di rime, e recasi in mano a dispetto di tante leggi infernali o tometto, o raccolta, o canzoniere, o sol anche sonetto, e canzone, che vantasi d¿a...

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