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La tariffa delle puttane di Venegia

Om La tariffa delle puttane di Venegia

La "Tariffa delle puttane di Venegia" è un poemetto anonimo in terzine pubblicato a Venezia nel 1535 (l'originale è perduto). Lo si attribuisce ad Antonio Cavallino, poco noto giurista e poeta padovano, "creato" di Pietro Aretino, che scrive il sonetto proemiale, lo stesso che aprirà i "Sonetti lussuriosi" pubblicati due anni dopo. Il poemetto è in forma di dialogo tra un Forestiere e un Gentiluomo Veneziano; quest'ultimo fornisce all'interlocutore l'elenco e il prezzo delle prostitute di Venezia, enumerandone alla fine le ruffiane. Ma non si tratta né di una squallida rassegna né di una moralistica dissuasione dalle brutture e dalle malefatte di queste "assassine". In questi versi domina un divertito e iperbolico gusto dell'orrido carnale e morale, che li apparenta alla successiva poesia degli Scapigliati fiorentini e sembra fare da controcanto (quanto intenzionale?) alla contemporanea prosa libertina che l'Aretino riversava nel suo "Ragionamento" e nel suo "Dialogo".

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  • Språk:
  • Italienska
  • ISBN:
  • 9791222724966
  • Format:
  • Häftad
  • Utgiven:
  • 28. januari 2024
  • Mått:
  • 140x210x5 mm.
  • Vikt:
  • 109 g.
Leveranstid: 2-4 veckor
Förväntad leverans: 18. december 2024

Beskrivning av La tariffa delle puttane di Venegia

La "Tariffa delle puttane di Venegia" è un poemetto anonimo in terzine pubblicato a Venezia nel 1535 (l'originale è perduto). Lo si attribuisce ad Antonio Cavallino, poco noto giurista e poeta padovano, "creato" di Pietro Aretino, che scrive il sonetto proemiale, lo stesso che aprirà i "Sonetti lussuriosi" pubblicati due anni dopo. Il poemetto è in forma di dialogo tra un Forestiere e un Gentiluomo Veneziano; quest'ultimo fornisce all'interlocutore l'elenco e il prezzo delle prostitute di Venezia, enumerandone alla fine le ruffiane. Ma non si tratta né di una squallida rassegna né di una moralistica dissuasione dalle brutture e dalle malefatte di queste "assassine". In questi versi domina un divertito e iperbolico gusto dell'orrido carnale e morale, che li apparenta alla successiva poesia degli Scapigliati fiorentini e sembra fare da controcanto (quanto intenzionale?) alla contemporanea prosa libertina che l'Aretino riversava nel suo "Ragionamento" e nel suo "Dialogo".

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